Intervista a una delle figure di spicco della pianificazione territoriale svizzera
Il Dott. Rudolf Muggli, già direttore dell’Associazione svizzera per la pianificazione del territorio (oggi: EspaceSuisse), è noto come giurista specializzato nella pianificazione del territorio. L’Università di Friburgo gli ha conferito il dottorato honoris causa per il suo impegno nell’elaborazione della pianificazione svizzera.
Dott. h.c. Rudolf Muggli, avvocato consulente dell’Iniziativa paesaggio
Lei opera come avvocato consulente dell’Iniziativa paesaggio. Come mai a un giurista come lei sta tanto a cuore la tutela del paesaggio?
Per me il concetto di paesaggio fa parte di un tutto in seno alla pianificazione territoriale, cui sono stato confrontato durante tutta la mia vita professionale. Il suo nocciolo è costituito dal principio di separazione fra zona edificabile e non edificabile, che prescrive di costruire ormai solo nelle zone edificabili, non in ogni dove come si faceva un tempo. È proprio questa l’idea dell’Iniziativa paesaggio.
Il Parlamento federale annacqua costantemente il principio di separazione: è il principale problema nell’ambito della protezione del paesaggio. Qualche membro del Consiglio esige, praticamente in ogni sessione, di allentare ulteriormente questo principio.
L’Iniziativa paesaggio intende porre un limite alle costruzioni e alle superfici fabbricabili all’esterno della zona edificabile. Perché è problematico trasformare edifici esistenti?
Si tratta di stabili ad uso agricolo, qui non si parla di edifici abitativi. Le case rurali possono essere trasformate da tempo e l’Iniziativa paesaggio non cambierà nulla in questo ambito.
Le stalle e i fienili trasformati in abitazioni sono tuttavia problematici. Un edificio ad uso agricolo non richiede per forza di essere collegato, mentre una casa di vacanza necessita il collegamento alla rete d’erogazione dell’acqua potabile e di scarico delle acque luride, una via d’accesso, un parcheggio e vuole ancora la terrazza con il palo per la bandiera, ossia la stessa infrastruttura che richiede una nuova costruzione. In questo modo la zona agricola viene subdolamente tramutata in zona di villeggiatura costellata di edifici dispersi, ossia in un insediamento sparpagliato ininterrotto.
L’obiettivo di limitazione dell’iniziativa non ammette ulteriori edifici. Tuttavia, poiché nuovi edifici sono necessari al buon funzionamento dell’agricoltura, almeno le numerose stalle e fienili dismessi dovrebbero essere demoliti.
La limitazione aumenta la pressione affinché tali vecchie stalle e fienili siano demoliti invece di essere trasformati per un uso non conforme.
Questi edifici si trovano all’esterno della zona edificabile, soprattutto nella zona agricola. Che cosa possono fare le famiglie contadine dei loro edifici abitativi conformemente alla legge in vigore? E che cosa cambierebbe l’iniziativa?
L’iniziativa non cambia nulla per quanto riguarda le famiglie contadine: possono costruire tutto quanto gli occorre per l’attività agricola poiché ciò è conforme alla zona. Anche la costruzione di una casa abitativa per la generazione uscente è considerata vincolata all’attività agricola ed è conforme alla zona.
Il problema appare quando l’uso a scopo agricolo non è più presente, ad esempio quando l’azienda chiude i battenti.
Le stalle e i fienili potrebbero ancora essere trasformati e a quale scopo?
In linea di principio, il contadino non è autorizzato a utilizzare i propri edifici per scopi non agricoli. Non può quindi esercitare come garagista poiché si vuole evitare che i garage che si trovano nella zona artigianale soffrano della concorrenza di quelli costruiti nella zona agricola, dove i prezzi dei terreni sono parecchio inferiori. Lo stesso vale per una gran sala di ristorante allestita in un vecchio fienile o una pensione in fattoria. Gli artigiani sono scontenti della concorrenza sleale della zona agricola.
Tuttavia nel 1998 i contadini hanno richiesto e ottenuto un’importante eccezione: possono esercitare attività artigianali accessorie non agricole in edifici situati nella zona agricola. Il ricavo accessorio della famiglia contadina deve però essere inferiore a quello dell’azienda agricola. È permesso in particolare l’esercizio dell’agriturismo con «vacanze in fattoria», di una camera per ospiti, di una bottega rurale, a condizione che l’azienda accessoria sia condotta dalla famiglia contadina e non da impiegati.
Nei cantoni di montagna è apprezzata la trasformazione di edifici rurali dismessi come i rustici o gli «Spycher» e l’ampliamento di antichi alberghi. Perché l’iniziativa considera che questa pratica sia problematica, e che cosa vorrebbe cambiare?
L’iniziativa non cambierebbe nulla in questo ambito, poiché costruisce su ciò che già esiste. Vuole solo impedire nuove eccezioni. Parecchi alberghi tutelati dalla protezione del patrimonio storico, si pensi all’Hotel Giessbach presso Brienz, all’Hotel Weisshorn a St-Luc in Vallese e a molti altri, possono essere trasformati e ampliati se ciò è compatibile con la tutela dei monumenti storici.
L’iniziativa vuole soprattutto impedire che ogni stalla o fienile in disuso si trasformi in casa di vacanza. Sarebbe deplorevole per i nostri bei paesaggi.
Nella zona non edificabile, solo i contadini potranno trasformare gli edifici agricoli dismessi o l’iniziativa prevede altre possibilità?
Parliamo chiaro: i contadini ai sensi del diritto federale sono solo coloro che lavorano la terra a scopo agricolo, non chi ha cessato l’attività ma possiede ancora immobili agricoli e li vuole usare o vendere per altri scopi. Si tratta quindi della destinazione degli edifici. Se lo scopo è veramente agricolo si può costruire, trasformare, ecc., appunto fintanto che l’edificio serve all’agricoltura. Ma non per altri scopi che vanno esercitati nella zona edificabile.
Il diritto attuale prevede da tempo che gli edifici di valore dal punto di vista dei monumenti storici possono essere trasformati al fine di essere conservati. Tuttavia la maggior parte delle stalle e dei fienili non fanno parte di questi oggetti. Un’applicazione di questa regola è rappresentata dagli edifici rurali tipici di un certo paesaggio: è la «regola dei rustici» ticinese, che il Vallese e i Grigioni sorprendentemente non applicano. In questo ambito viene tutelato un certo paesaggio culturale e le stalle e fienili che lo caratterizzano possono essere trasformati nella misura ammessa dall’obiettivo di protezione, trattandosi di elementi di tale paesaggio. L’Iniziativa paesaggio non cambierà nulla al riguardo.
Lo statuto di protezione precisa che solo il semplice rustico è protetto e può essere trasformato. È escluso che possa essere ampliato per allestire una grande casa di villeggiatura. Inoltre va protetto e mantenuto il paesaggio culturale e coltivo di cui fa parte l’edificio, mantenendo sgomberi i terreni, impedendo l’avanzare della boscaglia e mediante altri lavori: è più impegnativo di quanto sembra a prima vista. Tuttavia ciò è indispensabile se si vuol conservare il paesaggio. Il Ticino non ha discusso invano con la Confederazione sul modo di regolamentare esattamente questa possibilità.
Come conseguenza del raggruppamento di diverse aziende agricole e della costruzione di nuove stalle e padiglioni d’ingrasso di maggiori dimensioni, gli edifici agricoli dismessi rimangono vuoti e secondo l’iniziativa non potranno più essere trasformati. Quale sarà il loro destino?
Vanno demoliti, se non sono protetti come oggetti singoli o come elementi paesaggistici. Altrimenti la «zona non edificabile» si riempirà di edifici. Sarebbe un’espansione urbana totale. I cantoni devono badare a questo aspetto, eventualmente delegando il compito ai comuni. Concretamente: quando i contadini costruiscono una nuova stalla dovrebbero demolire quella dismessa. Finora molti cantoni non garantiscono questo principio. Così la vecchia stalla rimane vuota e invoglia a essere trasformata in casa di vacanza. Complessivamente ci sono oltre 400’000 edifici rurali, di cui pochi degni di tutela, tutt’al più come complessi edificati, come gruppi di edifici.